DIDATTICA DIGITALE. SI TORNA A FARE LEZIONE A DISTANZA: CON TUTTI I LIMITI, L’EMERGENZA HA ACCELERATO LA TRASFORMAZIONE IN CLASSE

Non solo Dad La scuola sempre più «ibrida»

Negli Stati Uniti Pearson sta “allenando” un software che corregge il compito di matematica individuando l’errore ma anche analizzando il processo logico che ha portato lo studente a sbagliare e correggerlo. Ma l’intelligenza artificiale è già attiva anche in Italia per la certificazione di inglese della casa editrice scolastica con una macchina che riconosce il candidato e 160 accenti diversi della lingua inglese eliminando la possibilità di discriminazione linguistica. Sono le frontiere avanzate della tecnologia al servizio della didattica, ancora ben lontana dall’entrare in quelle classi che, in questi giorni, sono tornate in gran parte deserte in Italia di fronte alla seconda ondata epidemica.

Mentre infuriano le polemiche sul valore relazionale e pedagogico della scuola in presenza, la didattica a distanza torna protagonista: pur nella certezza che non sarà questa la forma della scuola di domani, anche per l’education l’emergenza sanitaria ha rappresentato un’improvvisa accelerazione di quella spinta alla digitalizzazione che ora diventa imprescindibile. L’emergenza improvvisa del primo lockdown è stata superata grazie soprattutto alla disponibilità e alla dedizione di una parte consistente del corpo docente, ma si è risolta in buona parte con una riproduzione virtuale della lezione fisica. Il potenziale del digitale è ben altro.

Dopo un’estate concentrata sui banchi con le rotelle – che comunque hanno fatto capire che la forma della classe non è fissa e può adattarsi alla didattica- qualcosa sta davvero cambiando. A partire dalla consapevolezza del valore reale della tecnologia. «Il digitale è un potente acceleratore di contenuti: in questi mesi ha riempito il gap tecnologico tra insegnanti e studenti, costringendo i docenti a comunicare in maniera più calda ed emotiva, con un vero storytelling della lezione, per conquistare l’attenzione dei ragazzi, che a loro volta vengono coinvolti nel farsi raccontare con strumenti che parlano il linguaggio dei ragazzi», sostiene Mila Valsecchi, direttore generale di Pearson Italia. Si diffonde così la classe capovolta in cui i ragazzi lavorano sui temi prima da soli o in gruppo, poi li presentano ai compagni con video e podcast.

La classe passa da luogo fisico a piattaforma virtuale senza soluzione di continuità: «Il futuro a scuola sarà ibrido, ma è indubbio che il digitale permetta di immaginare un’educazione finora non possibile ampliandone le possibilità – commenta Agostino Santoni, ad di Cisco Italia -. L’obiettivo è rendere omogenea l’esperienza digitale tra scuola, casa e lavoro, oggi estremamente diversa, preparando i ragazzi all’esperienza del lavoro sulla base dell’utilizzo di tecnologia avanzata». Cisco, presente in oltre 10mila scuole con la sua piattaforma Webex, ha messo a punto telecamere intelligenti per rendere immersive anche la lezione a distanza, soluzione adottata dal Politecnico di Milano.

La formazione degli insegnanti rimane fondamentale per dare sicurezza a chi deve utilizzare queste piattaforme sfruttandone appieno le potenzialità: «Oggi la tecnologia è usata solo per vedere e farsi vedere, ma ha potenzialità ben maggiori offrendo l’opportunità di lavorare per gruppi superando la lezione frontale e di operare in maniera interattiva e collaborativa», sostiene Stefano Ghidini, responsabile dell’innovazione scolastica per C2 Group. Il Miur ha avviato un piano di formazione a livello nazionale. Intanto nell’ambito del Piano nazionale scuola digitale sono attive le equipe formative territoriali che puntano ad accompagnare le scuole nel processo di trasformazione metodologica all’insegna del digitale e non solo nell’uso di strumenti: si occupano di supporto ai docenti, così come di sperimentazioni di canali video come in Friuli o di giochi di ruolo per l’educazione alla cittadinanza digitale come in Lombardia. In Toscana studenti e docenti sono stati coinvolti in un hackathon per ideare soluzioni per la scuola nell’emergenza.

Il digitale risulta di fatto abilitatore, facilitatore e potenziatore di contenuti. Lo stesso libro cartaceo rimane punto di riferimento che esplode con il digitale diventando “liquido”, in grado di adattarsi ai diversi device e alle singole esigenze, in una sorta di “snack learning” che cerca di cogliere l’attenzione rispondendo ai tempi limitati dei ragazzi. Nascono così piattaforme che integrano contenuti, strumenti e comunicazione: Pearson propone My Smart Class insieme a Google , Acer e C2 Group, mentre Cisco si è alleata con Ibm, Tim, WeSchool e la stessa Google. Perché in effetti le grandi piattaforme di Big tech, da Google Classroom a Office 365, si propongono oggi come contenitori integrati di soluzioni e contenuti per la scuola.

Il cambiamento si inizia a toccare con mano, sia pur con fatiche e difficoltà. Il ministero ha investito massicciamente – oltre 50mila euro potenziali a scuola – per le dotazioni tecnologiche. Ora partono i voucher del Mise per la connettività per le famiglie non abbienti. Ma ci sono aree che restano indietro e differenze abissali di standard anche all’interno delle stesse città: la forbice si allarga. Tanto il digitale è potenzialmente inclusivo, tanto rischia di creare fratture tra regioni e di perdere per strada singoli ragazzi o intere classi. Ma quel che è certo è che non si può tornare indietro.

 

da NOVA.TECH – Il Sole 24 Ore – 12 novembre 2020

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